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FIGLI CHE UCCIDONO I GENITORI – METRO

Ancora figli che uccidono i genitori, ancora violenza nelle famiglie. Negli ultimi giorni addirittura ragazzini dodicenni hanno accoltellato la madre. Cosa sta succedendo? Abbiamo creato dei mostri? In un certo senso si e se non si correrà ai ripari questo fenomeno è destinato a peggiorare. L’evento in sé è antico, basti pensare al noto Edipo. Ciò che preoccupa è l’estensione del problema: dagli U.S.A. all’Europa, prodotto fortemente occidentale, il numero di questi matricidi o parricidi è spaventosamente alto. Ci domandiamo perché ma non ci domandiamo perché no. Quando i figli crescono senza amore poiché l’amore è identificato e veicolato solo da beni materiali: soldi, vestiti firmati, cellulari, giocattoli etc., potranno vedere il genitore solo sotto una visione consumistica, senza rispetto e senza onore. In pratica la madre e il padre vengono visti soltanto come un mezzo per accedere all’oggetto di piacere. Non è difficile capire che se il mezzo si oppone al raggiungimento dell’oggetto desiderato deve essere eliminato o comunque punito. Ecco l’effetto di una società senza regole, quelle che in genere stabilisce il principio paterno, ecco l’effetto di una società senza padri (di cui sono responsabili uomini e donne insieme). Ecco l’effetto di una società dell’apparire, nella quale il figlio è visto a sua volta come uno strumento di successo per riflettersi poi sul genitore gratificato ( per es. il fenomeno veline). In pratica si usano i figli i quali, a loro volta, imparano ad usare i genitori e tutto ciò senza alcuna regola da rispettare, senza nessun genitore da onorare. È così che si creano i figli con senso di onnipotenza i quali credono che tutto deve essere loro concesso perché nulla hanno avuto. In un certo senso hanno ragione, i figli non amati non ricevono nulla, nonostante i tanti beni materiali, e quindi pretendono tutto che poi equivale a niente poiché tutto e niente si toccano nella loro vuotezza. Va creandosi così quello che in psicologia si chiama “sé grandioso” che è un falso sé, da cui una personalità distorta e disturbata che può arrivare a uccidere il proprio genitore. Il narcisista non prova sentimenti, è noto in psicoterapia. Il figlio con senso di onnipotenza è un narcisista che vuole consumare avidamente senza nulla dare e senza provare emozioni. È un mostro? In un certo senso si e come tale si comporta. Non c’è capacità di donare né di donarsi, in sostanza non c’è capacità di amare e di essere amati. È una tragedia collettiva che riguarda tutti noi, nessuno escluso. Smettiamo di stupirci, di scandalizzarci e di spettegolare su questi fatti: guardiamoci dentro e assumiamoci la responsabilità di figli o di genitori, ognuno con un ruolo che deve essere definito, rispettato e onorato, con regole precise. Da troppi anni viviamo nel mondo del ” si può fare tutto”, il mondo dell’onnipotenza che, ricordiamolo, corrisponde sempre ad una reale impotenza. Questo mondo del ” faccio quello che mi pare” è fallito sotto i drammi della droga e dei più recenti omicidi genitoriali ed è stato un inganno perché la libertà non è fare quello che si vuole ma sapere soprattutto cosa si vuole e adattarlo alla realtà che ci circonda, diventando capaci di tollerare i no e le rinunce e smettendo di avere paura di amare e di essere amati. Quei genitori morti e quei figli disperati non l’hanno fatto. Sapremo farlo noi?