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PADRE-CROCIFISSO – METRO

Prendo spunto da una lettera scritta dal dott. Gaetano Giordano, firmata da numerose associazioni e inviata al Presidente della Repubblica e al Ministro della Giustizia per fare delle considerazioni. La recente sentenza sulla rimozione obbligatoria di un crocefisso da un’aula scolastica, emanata da un Tribunale della Repubblica in nome del Popolo Italiano, ha suscitato un deciso intervento di critica da parte delle alte cariche dello stato. Tutti hanno compreso che il bisogno d’identità racchiuso nel Cristo in croce non può essere cancellato con tanta facilità da un pronunciamento giudiziario. Questo mi fa augurare che la solerzia nell’intervenire sulla “cacciata” del crocefisso, sarà la stessa che useranno nel prendere coscienza che da decenni il padre è stato spesso cacciato, senza speranza di tornarvi mai più, dalle case e dalle vite dei figli, proprio da pronunciamenti di quegli stessi Tribunali civili e minorili presenti sul territorio nazionale. In Italia ci sono centinaia di migliaia di separazioni coniugali ogni anno. Sentenze che lasciano i figli orfani di un genitore vivo: il padre. Per ognuna di esse, infatti, se non vi è accordo diverso fra i coniugi (evento rarissimo), il Giudice stabilisce, nel 91% dei casi circa, che il padre sospenda ogni incontro giornaliero con i propri figli e li incontri solo 2 weekend al mese, quindici giorni durante l’estate, una settimana a Pasqua e (dipende dai Tribunali) una o due volte la settimana in media tre ore. In altre parole si è venuta a creare la figura del padre ad ore, a cottimo e a Bancomat, privato di ogni ruolo educativo, relazionale ed educazionale nei confronti dei suoi figli. Ma il dramma peggiore è negli effetti che la scomparsa del padre procura nei figli: il 90% di tutti i senzatetto o i fuggiti da casa non ha avuto rapporti con il proprio padre; l’85% dei detenuti minorili viene da famiglie in cui non vi era il padre e il 63% dei giovani suicidi ha avuto un padre assente. Un dato è ancora più allarmante: gli omicidi-suicidi compiuti in corso di contenzioso giudiziario per l’affido minori sono in netto aumento e tendono al raddoppio. Questo vuol dire che i padri stanno cominciando “ad impazzire” perché non riescono più a sentirsi un genitore a ore nei confronti dei propri figli. Se è vero che il desiderio del Presidente e del Ministro di non cacciare il crocefisso dalle aule scolastiche esprime la necessità di ritrovare le nostre radici, anche attraverso la sacralità della relazione del Figlio col Padre, cosa dovremmo fare, allora, per evitare che decine di migliaia di bambini diventino ogni anno orfani di padre vivo? Non mi preoccupo molto se il crocefisso rientrerà in quella scuola, chi è credente lo può trovare dentro di sé, ma un figlio senza padre non può cercarlo all’interno della propria psiche e allora dovrà creare dei sostituti che a volte si chiamano droga, gangs giovanili, microcriminalità, disturbi della personalità. Per il bene dell’intera collettività credo sia più importante preoccuparsi di far rientrare nella vita dei nostri figli la figura del Padre che troppe, continue sentenze dei Tribunali italiani, e forse qualche interesse di lobby, hanno cancellato e negato come se fosse un “cadaverino” con tre chiodi e un po’ di finto sangue, da buttare nel cestino.